La vitamina D è una vitamina liposolubile, essenziale per molte funzioni dell’organismo, in particolare per l’assorbimento di alcuni minerali a livello intestinale (calcio, magnesio e fosfato).
Nell’essere umano, la vitamina d si presenta si presenta in due forme:
- Vitamina D3 (colecalciferolo) che viene sintetizzata dal nostro organismo
- Vitamina D2 (ergocalciferolo) che viene assunta con il cibo.
La vitamina D favorisce l’assorbimento intestinale del calcio e aiuta a mantenere i livelli di calcio e fosforo, in modo da garantire una corretta mineralizzazione dell’osso, fondamentali per la sua crescita e il suo rimodellamento. Livelli ottimali di vitamina D prevengono il rachitismo nei bambini, la fragilità ossea nell’adulto, e l’osteoporosi nell’anziano.
La vitamina D ha, inoltre, molte altre funzioni fisiologiche importanti per il nostro organismo, inclusa la modulazione della crescita cellulare, il rafforzamento e la regolazione delle difese immunitarie, il mantenimento della funzione neuromuscolare. Queste ulteriori funzioni fisiologiche avvalorano l’ipotesi che la Vitamina D sia coinvolta in altri disturbi, come le malattie autoimmuni e i tumori.
In quali cibi si trova la vitamina D?
La vitamina D è presente in modeste quantità in:
- Pesci grassi, come il salmone e le aringhe
- Olio di fegato di merluzzo
- Fegato di bovino
- Uova
- Latte e derivati
- Formaggi grassi
- Funghi.
Inoltre possiamo trovarla anche sotto forma di integratore dietetico.
Come si crea la vitamina D?
La presenza nell’organismo di vitamina D è dovuta in minima parte all’assunzione alimentare. La maggior parte della vitamina D, infatti, si forma attraverso la sintesi cutanea, in seguito all’esposizione ai raggi solari UV-B.
In ogni caso, la vitamina D deve essere attivata per poter essere utilizzata dal nostro organismo, e questo avviene a opera di due reazioni:
- La prima nel fegato: conversione a calcidiolo [25(OH)D],
- La seconda nel rene, dove si produce la forma fisiologicamente attiva [1,25(OH) 2 D], il calcitriolo.
Il metabolismo della vitamina D può essere influenzato da vari fattori, per esempio:
- Fattori ambientali come l’esposizione al sole, uso di creme solari protettive che impediscono la fotoconversione, la pigmentazione della pelle e l’abbigliamento
- Fattori fisiologici come l’età, indice di massa corporea, volume extracellulare
- Fattori genetici come i polimorfismi di geni coinvolti nella sintesi dei recettori o di enzimi
- Fattori individuali come l’abitudine al fumo, patologie o terapie farmacologiche che ne limitano l’assorbimento o la trasformazione.
Cosa succede se si ha carenza di vitamina D?
Studi epidemiologici hanno riscontrato un’elevata percentuale di casi di carenza di vitamina D nella popolazione generale, complice anche il cambiamento di abitudini della società, per cui diminuiscono sempre più i momenti all’aria aperta e alla luce del sole in favore di quelli tra le mura domestiche o in ufficio.
I sintomi più comuni della carenza di vitamina D sono:
- Depressione
- Stanchezza
- Debolezza muscolare
- Dolori alle ossa
- Sudorazione alla testa e alle mani
- Irritabilità e nervosismo.
Le conseguenze della carenza possono portare a esiti anche gravi. Il malassorbimento di calcio infatti rende le ossa più fragili e quindi più esposte a:
- Deformazioni
- Osteoporosi
- Problemi alle articolazioni
- Fratture.
Il deficit di vitamina D, come accennato sopra, durante l’infanzia provoca rachitismo e ossificazione incompleta, durante la crescita. È possibile, inoltre, che la carenza porti a un insufficiente sviluppo muscolare, con comparsa di crampi, formicolii, e spasmi.
Quanta vitamina D bisogna assumere?
Visti i numerosi compiti e funzioni di questo prezioso micronutriente, recentemente i livelli di assunzione raccomandati sono stati innalzati, proprio per garantire tutti i benefici legati a un corretto livello di vitamina nell’organismo.
ILARN (livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana) raccomandano 10µg (400 IU) di vitamina al giorno fino a un anno di vita, 15 µg (600 IU) per bambini, adolescenti e adulti e 20µg (800 IU) per gli anziani. La vitamina D viene espressa come colecalciferolo (1 μg di colecalciferolo = 40 IU vit. D).
Cosa fare in caso di ipovitaminosi D?
Nel caso di ipovitaminosi D il medico curante o lo specialista consiglieranno una supplementazione vitaminica. La vitamina D somministrata si accumula in gran parte nel tessuto adiposo, per poi essere rilasciata gradualmente. Questo aspetto consente di utilizzare diversi schemi di somministrazione: giornaliera, settimanale, mensile, trimestrale o annuale (per bocca o intramuscolo).
La supplementazione giornaliera di vitamina D è di circa 800 – 1000 UI al giorno, ma può aumentare fino A 2000 – 4000 UI (sempre al giorno) nelle condizioni di severo deficit, con concomitante assente esposizione solare, ridotto apporto dietetico e ridotto assorbimento di calcio.
Bisogna ricordare però che la fonte primaria di vitamina D rimane l’esposizione alla luce solare: è necessario quindi passare più tempo possibile all’aria aperta, migliorando il proprio stile di vita che andrà a incidere positivamente sulla nostra salute.
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